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Non credo agli angeli

9/10/2015

1 Comment

 
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Ho aspettato un po’ per scrivere questo post, in realtà sono rimasto in dubbio sul farlo fino all’ ultimo, perché qui ci siamo sempre occupati di raccontare realtà che si conoscono meno oppure di differenti versioni di una storia.

Questa volta però è difficile stare in silenzio e così uso la sezione “estemporanea” del blog, per scrivere questo pensiero che forse a qualcuno potrà sembrare duro.

La storia la conosciamo, è quella di Aylan di Kobane, tristemente trovato morto su una spiaggia turca durante un viaggio e una speranza che doveva portare lui e la sua famiglia in un posto più sicuro.

Ho aspettato a parlarne perché sapevo che, dopo il clamore iniziale, le iniziative e le foto di dubbio gusto, ce ne saremmo dimenticati, una delle tante foto e notizie che tra un anno nessuno si ricorderà, per questo ho deciso di scrivere e rimandare questo post ogni anno nel suo anniversario.

Io ahimè non sono credente, non credo in Dio, non credo nei Santi, non credo che un bambino morto in una maniera orribile, per premio diventi un angelo, no.

Troppo facile crederlo e anche troppo comodo, un pensiero che smorza il dolore e lo rende un po’ più sopportabile, il problema è che invece dovremmo capire davvero cosa stia accadendo senza trovare inutili consolazioni, tutti, credenti e non e sentirlo davvero questo dolore.

E’ più facile credere che da un cadavere ne esca un’ anima e diventi un angelo, io però credo in quel che vedo, in quello che ho visto.

Forse chi strumentalizza questa storia, chi si serve della foto di Aylan per aumentare l’ audience, chi ci fa i disegni attorno, forse tutte queste persone non hanno mai visto un cadavere o quanto meno, non in queste situazioni.

 La verità è che Aylan si è spento, è morto, subito dopo la morte ogni parte del suo corpo si è irrigidita, prima la mascella, poi i gomiti e in seguito le ginocchia, dopo 8 ore nessuno dei suoi giunti era più flessibile e il suo corpo era livido e gonfio.

Malgrado quello che la gente si potrà inventare dopo per nascondere la vergogna, è questo che è successo a questo povero bambino, quello non dovrebbe mai succedere a 3 anni…mai.

C’è tanto che non si dice e per molte cose tutti ne siamo responsabili; in questi giorni controllavo le statistiche dei post che più sono stati visualizzati e condivisi sui social network in Italia, in un mondo normale forse avremmo tutti dovuto tacere dei nostri miseri problemi e paranoie adolescenziali e ricordare, non dimenticare, già in un mondo normale.

Nel nostro invece la notizia della morte di Aylan, suo fratello Galip e la storia della sua famiglia sono state superate, maggiormente commentate, condivise e  discusse dalle immagini di Johnny Depp grasso, unto e con i denti guasti, se questo è il nostro parametro di cultura e informazione, forse è l’ ora che cominciamo a chiederci perché la nostra vita non va esattamente come volevamo.

Il 27 agosto in Sicilia sono arrivate le salme di 52 migranti morti asfissiati in una stiva, erano finiti i sacchi per cadaveri, non c’era posto negli obitori, così si è dovuto prendere un furgone refrigerato per uso alimentare per conservare questi uomini, donne e bambini in attesa che si trovasse qualcosa, stanno finendo i sacchi per cadaveri un po’ ovunque e quindi si improvvisa come si può, ma anche a questo, quasi nessuno ci pensa.

Le Nazioni Unite vigilano, le autorità religiose pregano, gli Stati del nord Europa aprono, l’ Italia accoglie, su come e perché queste persone devono arrivare al primo di tutti questi passaggi però, nessuno si interessa.

Una domanda mi tormenta da mesi: com’è è possibile che un povero disperato che fugge da una guerra, riesca a trovare un numero di telefono, un contatto di un farabutto con una barca, pagare tutti i suoi risparmi e partire nel giro di poche settimane, ma nessuna delle intelligence del mondo riesce ad arrestare un solo trafficante di persone?


La risposta penso che ce la siamo data un po’ tutti, io l’ Africa, il Magreb, il Medioriente li conosco molto  bene e vi assicuro che per trovare un contatto che ti porti clandestinamente da qualche parte bastano un paio di telefonate o qualche domanda in giro nelle città principali, ma certo poi, le Nazioni Unite vigilano, le autorità religiose pregano, gli Stati del nord Europa aprono, l’ Italia accoglie, prima di tutto questo però, la gente muore.

 
No, non credo che tutte queste persone diventeranno angeli, non gli si trova nemmeno un posto per far decomporre il corpo in santa pace, figuriamoci il paradiso, no, non credo che Aylan e Galip siano in cielo, ma non metterò la foto della loro morte, posterò quella del loro sorriso, mi piace pensare che non si siano accorti di nulla, che non abbiano sofferto.

 No, non credo agli angeli ma credo a quel che vedo, e penso: se ci dessimo da fare per salvare vite umane prima che sia troppo tardi?

 Se smettessimo di ignorare?

 Se usassimo gli infiniti mezzi che abbiamo a disposizione per fare qualcosa di concreto invece che passare il tempo a pensare che i nostri siano veri problemi?

E se i bambini li salvassimo qui sulla terra? Forse così, non ci sarebbe più bisogno di credere agli angeli…



Angelo Calianno


1 Comment
Smita link
11/3/2016 09:14:09 am

... save lives before it is too late... :(

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