LIBIA, IL CONTO DA SALDARE
Le notizie di apertura di qualsiasi giornale o telegiornale in questi giorni parlano della Libia.
La rivolta popolare armata che si sta ribellando al regine assolutista di Gheddafi avanza malgrado le numerose morti che secondo fonti non ufficiali ammontano a 13000, ma nessuno riesce a contarli davvero, di certo sono diverse migliaia.
Un grande amico di Senza Codice in questo momento a Tripoli ci racconta quello che accade:
“ i ribelli ormai hanno preso ed occupato 3 grandi città malgrado le milizie di Gheddafi che uccidono senza nessuna riserva.
Gheddafi ha mandato per le strade gli Squadroni della Morte, uomini vestiti di giallo che irrompono nelle case uccidendo intere famiglie.
In questi giorni gli uomini degli Squadroni si sono nascosti nei pronto soccorsi per uccidere i manifestanti feriti che arrivavano per farsi curare, hanno bucato e svuotato le sacche di sangue in modo che nessuno potesse avere una trasfusione, ed ora cominciano i bombardamenti aerei sulla folla, è un inferno.
Alcuni piloti di caccia si sono rifiutati di bombardare la propria gente ed al momento opportuno si sono paracadutati a terra ed in seguito si sono uniti ai ribelli, stessa cosa hanno fatto alcuni ufficiali fedeli a Gheddafi.
Tuttavia il colonnello ha oggi annunciato che chiunque si metta contro di lui morirà”.
I politici italiani rilasciano commenti indignati sulle azioni del colonnello Gheddafi, prendono le distanze, nessuno parla però di come Gheddafi sia arrivato al potere e di come sia diventato ricco. Forse nessuno ne parla perché gran parte del suo potere assoluto gli è stato dato proprio dall’ Italia e dell’ Europa.
Facciamo un salto nella storia…
Era il 1911 quando le prime deportazioni cominciarono in Libia.
Il governo fascista dal 1911 al 1943 per colonizzare la Libia e poi espandersi nel resto del nord Africa (questo però non successe mai) ripeté un nuovo metodo di conquista usato anni prima nelle americhe dai colonizzatori: la deportazione.
Dalle più popolose città libiche vennero arrestati uomini adulti e giovani maschi per non permettere più una procreazione che non avesse origine italiana.
Vennero deportati nelle isole Tremiti e nelle isole di Ustica, Favignana e Gaeta 4000 persone,
40 000 in totale furono gli assassinati, per non parlare degli stupri e dei saccheggi a quella che i fascisti consideravano razza inferiore.
Una macchia nella storia che non viene citata sui libri ma che ora, sembra ci stia presentando il conto.
Finita la guerra la Libia piombò in una monarchia fino a quando un gruppo di rivoluzionari con a capo un giovane colonnello rovesciò il potere.
Era il 1969 ed il colonnello di appena 27 anni divenuto il più giovane capo di stato della storia si chiamava Muammar Gheddafi, da allora non ha più lasciato il suo comando.
Ma veniamo ai nostri giorni, tutto il mondo occidentale ha sempre temuto Gheddafi, tante sono le storie sconosciute alla maggior parte della gente riguardo il colonnello libico; storie come quella del 1988 quando i servizi segreti libici fanno esplodere in volo un aereo sulla città scozzese di Lockerbie causando la morte di 270 persone.
Solo un anno dopo un altro aereo esplode misteriosamente in volo, ogni prova venne insabbiata.
23 pescatori italiani vennero incarcerati per aver “sconfinato” nelle acque libiche, durante il governo Regan, Gheddafi venne etichettato come: “l’ uomo più pericoloso del mondo”.
Una ricerca, mai provata ma molto fondata, dichiarò che il DC-9 dell’ Alitalia caduto nel mare di Usitca fu colpito per errore da un missile americano che in realtà avrebbe dovuto colpire un aereo libico sul quale viaggiava Gheddafi, inutile dire che anche questa storia finì nel dimenticatoio.
Gheddafi insomma è sempre stato un pericolo per tutti, improvvisamente però grazie alle risorse petrolifere della Libia, Gheddafi diviene il nostro migliore amico.
L’ Italia fa costruire l’oleodotto più lungo d’ Europa che attraversa tutto il mediterraneo e l’ Eni lavora in Libia con 1500 dipendenti.
Non basta, Gheddafi ha azioni della fiat (il 10%) ed uno dei suoi figli dopo aver provato un’ esperienza come calciatore (disastrosa) diventa azionista della Juventus.
L’ assolutismo del potere di Gheddafi aumenta con le sue risorse economiche, azionista nelle più grandi aziende Italiane, un centro commerciale ad Oxford Street a Londra; tutti però lo temono, sanno che il colonnello è una bomba ad orologeria, sperano solo che non esploda mentre in i prezzi dei generi di prima necessità in Libia arrivano alle stelle.
Berlusconi, che solo pochi giorni fa si dichiarava suo grande amico, critica oggi le azioni sanguinarie del dittatore.
Eppure solo un anno fa decise di invitarlo in Italia riservandogli ogni onore da capo di stato, Gheddafi venne accontentato in ogni vezzo e desiderio: banchetto faraonico in tenda beduina di tappeti persiani e 100 ragazze (tutte rigorosamente bellissime) a cui regala poi un corano.
Non era forse lo stesso uomo di oggi?
L ‘ Italia ha risarcito la Libia per gli scempi accaduti durante il fascismo, il governo Italiano ha inoltre regalato una delle più grandi autostrade che la Libia abbia mai avuto, questa notizia di certo interesserà tutti quelli che percorrono la Salerno- Reggio Calabria o viaggiano lungo la Sicilia ogni giorno chiedendosi dove siano finiti i famosi soldi delle grandi opere.
Abbiamo molte tecnologie che potrebbero cominciare a farci evitare il petrolio per non dover dipendere più dall’ “amicizia” di persone come Gheddafi.
Conosciamo la Geotermica per il riscaldamento delle nostre case e le automobili ad idrogeno ed elettriche che invece di circolare per strada si trovano nei musei della scienza.
Tutto questo per non toccare gli affari dei petrolieri e multinazionali amici dei politici.
In momenti come questi le ideologie non contano, le parti politiche non contano.
L’ Europa ci volta le spalle, nonostante l’enorme sacrificio che abbiamo fatto per adeguarci agli standard economici ci lasciano soli nell’accoglienza delle migliaia di immigrati che si preparano ad approdare sulle nostre coste.
Una scrittrice qualche giorno fa ha detto:
“ la spinta deve venire sempre dal basso, dalla gente, dal popolo.
Se nessuno si lamenta, se nessuno preme per un cambiamento, se nessuno protesta, ai politici andrà bene così, continueranno a far i propri interessi perché penseranno che a nessuno di noi importi” .
L’ Egitto ci ha dimostrato che una protesta civile e permanente cambia le cose, qualche mese fa il Belgio ha dato una lezione di unione al mondo intero.
Dopo 6 mesi senza una riforma o senza alcun piano per la situazione economica, ( in Italia non si è fatto nulla di concreto da due anni) ogni singola persona di destra, sinistra e centro è scesa davanti alla sede del governo.
Una protesta lunga e totale, nessuno si è mosso fino a che le cose non hanno cominciato a cambiare ed i politici non sono scesi a patti con il popolo con un referendum.
Se un altro mondo è possibile questo potrebbe essere il momento giusto per un cambiamento e forse… la conoscenza di quello che non ci raccontano, può esserne il primo grande passo.
Maxmilian Robespierre scrisse:
“Popolo, ricordati che se nella Repubblica la giustizia non regna con impero assoluto, la libertà non è che un vano nome!”
Angelo Calianno
un grazie particolare a N.M. per la sua testimonianza dalla Libia.
Testo: Angelo Calianno
La rivolta popolare armata che si sta ribellando al regine assolutista di Gheddafi avanza malgrado le numerose morti che secondo fonti non ufficiali ammontano a 13000, ma nessuno riesce a contarli davvero, di certo sono diverse migliaia.
Un grande amico di Senza Codice in questo momento a Tripoli ci racconta quello che accade:
“ i ribelli ormai hanno preso ed occupato 3 grandi città malgrado le milizie di Gheddafi che uccidono senza nessuna riserva.
Gheddafi ha mandato per le strade gli Squadroni della Morte, uomini vestiti di giallo che irrompono nelle case uccidendo intere famiglie.
In questi giorni gli uomini degli Squadroni si sono nascosti nei pronto soccorsi per uccidere i manifestanti feriti che arrivavano per farsi curare, hanno bucato e svuotato le sacche di sangue in modo che nessuno potesse avere una trasfusione, ed ora cominciano i bombardamenti aerei sulla folla, è un inferno.
Alcuni piloti di caccia si sono rifiutati di bombardare la propria gente ed al momento opportuno si sono paracadutati a terra ed in seguito si sono uniti ai ribelli, stessa cosa hanno fatto alcuni ufficiali fedeli a Gheddafi.
Tuttavia il colonnello ha oggi annunciato che chiunque si metta contro di lui morirà”.
I politici italiani rilasciano commenti indignati sulle azioni del colonnello Gheddafi, prendono le distanze, nessuno parla però di come Gheddafi sia arrivato al potere e di come sia diventato ricco. Forse nessuno ne parla perché gran parte del suo potere assoluto gli è stato dato proprio dall’ Italia e dell’ Europa.
Facciamo un salto nella storia…
Era il 1911 quando le prime deportazioni cominciarono in Libia.
Il governo fascista dal 1911 al 1943 per colonizzare la Libia e poi espandersi nel resto del nord Africa (questo però non successe mai) ripeté un nuovo metodo di conquista usato anni prima nelle americhe dai colonizzatori: la deportazione.
Dalle più popolose città libiche vennero arrestati uomini adulti e giovani maschi per non permettere più una procreazione che non avesse origine italiana.
Vennero deportati nelle isole Tremiti e nelle isole di Ustica, Favignana e Gaeta 4000 persone,
40 000 in totale furono gli assassinati, per non parlare degli stupri e dei saccheggi a quella che i fascisti consideravano razza inferiore.
Una macchia nella storia che non viene citata sui libri ma che ora, sembra ci stia presentando il conto.
Finita la guerra la Libia piombò in una monarchia fino a quando un gruppo di rivoluzionari con a capo un giovane colonnello rovesciò il potere.
Era il 1969 ed il colonnello di appena 27 anni divenuto il più giovane capo di stato della storia si chiamava Muammar Gheddafi, da allora non ha più lasciato il suo comando.
Ma veniamo ai nostri giorni, tutto il mondo occidentale ha sempre temuto Gheddafi, tante sono le storie sconosciute alla maggior parte della gente riguardo il colonnello libico; storie come quella del 1988 quando i servizi segreti libici fanno esplodere in volo un aereo sulla città scozzese di Lockerbie causando la morte di 270 persone.
Solo un anno dopo un altro aereo esplode misteriosamente in volo, ogni prova venne insabbiata.
23 pescatori italiani vennero incarcerati per aver “sconfinato” nelle acque libiche, durante il governo Regan, Gheddafi venne etichettato come: “l’ uomo più pericoloso del mondo”.
Una ricerca, mai provata ma molto fondata, dichiarò che il DC-9 dell’ Alitalia caduto nel mare di Usitca fu colpito per errore da un missile americano che in realtà avrebbe dovuto colpire un aereo libico sul quale viaggiava Gheddafi, inutile dire che anche questa storia finì nel dimenticatoio.
Gheddafi insomma è sempre stato un pericolo per tutti, improvvisamente però grazie alle risorse petrolifere della Libia, Gheddafi diviene il nostro migliore amico.
L’ Italia fa costruire l’oleodotto più lungo d’ Europa che attraversa tutto il mediterraneo e l’ Eni lavora in Libia con 1500 dipendenti.
Non basta, Gheddafi ha azioni della fiat (il 10%) ed uno dei suoi figli dopo aver provato un’ esperienza come calciatore (disastrosa) diventa azionista della Juventus.
L’ assolutismo del potere di Gheddafi aumenta con le sue risorse economiche, azionista nelle più grandi aziende Italiane, un centro commerciale ad Oxford Street a Londra; tutti però lo temono, sanno che il colonnello è una bomba ad orologeria, sperano solo che non esploda mentre in i prezzi dei generi di prima necessità in Libia arrivano alle stelle.
Berlusconi, che solo pochi giorni fa si dichiarava suo grande amico, critica oggi le azioni sanguinarie del dittatore.
Eppure solo un anno fa decise di invitarlo in Italia riservandogli ogni onore da capo di stato, Gheddafi venne accontentato in ogni vezzo e desiderio: banchetto faraonico in tenda beduina di tappeti persiani e 100 ragazze (tutte rigorosamente bellissime) a cui regala poi un corano.
Non era forse lo stesso uomo di oggi?
L ‘ Italia ha risarcito la Libia per gli scempi accaduti durante il fascismo, il governo Italiano ha inoltre regalato una delle più grandi autostrade che la Libia abbia mai avuto, questa notizia di certo interesserà tutti quelli che percorrono la Salerno- Reggio Calabria o viaggiano lungo la Sicilia ogni giorno chiedendosi dove siano finiti i famosi soldi delle grandi opere.
Abbiamo molte tecnologie che potrebbero cominciare a farci evitare il petrolio per non dover dipendere più dall’ “amicizia” di persone come Gheddafi.
Conosciamo la Geotermica per il riscaldamento delle nostre case e le automobili ad idrogeno ed elettriche che invece di circolare per strada si trovano nei musei della scienza.
Tutto questo per non toccare gli affari dei petrolieri e multinazionali amici dei politici.
In momenti come questi le ideologie non contano, le parti politiche non contano.
L’ Europa ci volta le spalle, nonostante l’enorme sacrificio che abbiamo fatto per adeguarci agli standard economici ci lasciano soli nell’accoglienza delle migliaia di immigrati che si preparano ad approdare sulle nostre coste.
Una scrittrice qualche giorno fa ha detto:
“ la spinta deve venire sempre dal basso, dalla gente, dal popolo.
Se nessuno si lamenta, se nessuno preme per un cambiamento, se nessuno protesta, ai politici andrà bene così, continueranno a far i propri interessi perché penseranno che a nessuno di noi importi” .
L’ Egitto ci ha dimostrato che una protesta civile e permanente cambia le cose, qualche mese fa il Belgio ha dato una lezione di unione al mondo intero.
Dopo 6 mesi senza una riforma o senza alcun piano per la situazione economica, ( in Italia non si è fatto nulla di concreto da due anni) ogni singola persona di destra, sinistra e centro è scesa davanti alla sede del governo.
Una protesta lunga e totale, nessuno si è mosso fino a che le cose non hanno cominciato a cambiare ed i politici non sono scesi a patti con il popolo con un referendum.
Se un altro mondo è possibile questo potrebbe essere il momento giusto per un cambiamento e forse… la conoscenza di quello che non ci raccontano, può esserne il primo grande passo.
Maxmilian Robespierre scrisse:
“Popolo, ricordati che se nella Repubblica la giustizia non regna con impero assoluto, la libertà non è che un vano nome!”
Angelo Calianno
un grazie particolare a N.M. per la sua testimonianza dalla Libia.
Testo: Angelo Calianno