Da tempo desideravo intervistare, ma più che altro conoscere, Mimmo Lucano.
L’ idea è diventata più concreta quando, con due amiche, una psicologa e una psichiatra, abbiamo deciso di andare in Calabria. Siamo partiti per indagare e conoscere, non solo i processi per l’integrazione degli immigrati, ma anche e soprattutto l’aspetto sociale e le storie personali di chi arriva nelle nostre terre, scappando dalle situazioni più disparate.
Tutta questa indagine in Calabria, non poteva prescindere dall’ incontro con Mimmo Lucano.
Per settimane abbiamo cercato il suo numero, ma una volta ottenuto, metterci in contatto con Mimmo Lucano sembrava impossibile.
Tutto è stato molto più facile una volta arrivati a Riace.
Subito dopo un caffè in piazza, una signora ci ha detto: “cercate Mimmo Lucano? Eccolo lì.”
Il primo contatto con Lucano doveva solo essere per prendere appuntamento per l’intervista del giorno dopo, in realtà si è trasformato, fin da subito, in un’accesa chiacchierata sulla sua vicenda giudiziaria.
Questa è la storia, così come lui me l’ha raccontata.
Con queste parole, spero di poter fare più chiarezza sulle assurdità per cui Mimmo è stato condannato.
Giugno 2021
Riace oggi è molto diversa da quella che abbiamo visto nelle immagini di quando Mimmo Lucano era sindaco.
Dopo la vicenda giudiziaria, cominciata nel 2016, il successivo allontanamento forzato da Riace, il sindaco della cittadina diventa Antonio Trivoli, con una lista civica supportata dalla lega. La Lega che prende voti anche a Riace, è un particolare che racconta molto sulle ultime vicende del comune Calabrese e su quello che sta accadendo oggi a Lucano.
Con l’arrivo di Trivoli, molti degli immigrati vengono spostati nelle tendopoli di San Ferdinando. I negozi colorati e i laboratori di Riace, vengono chiusi e abbandonati, subito dopo, il Covid fa il resto. Riace sembra svuotata dell’anima che, per un po’, l’aveva riabitata. Oggi sembra il fantasma di quella che era solo 5 anni fa.
Da dove nasce l’impegno e la lotta di Mimmo Lucano?
Mimmo è sempre stato un fervente attivista, dalle prime proteste studentesche all’ impegno sociale contro le organizzazioni criminali.
Gli eventi di Riace sono solo gli ultimi, nella vita di un uomo, che ha sempre lottato contro qualsiasi ingiustizia gli si presentasse davanti. Questa sua lotta politica l’ha pagata cara, con la sua famiglia che pian piano si è allontanata da lui.
“Nel tempo, nella mia lotta politica, mi sono reso conto che riuscivo ad amare solo una cosa per volta e, purtroppo per la mia famiglia, mi sono dedicato così tanto alle cause sociali, alle battaglie contro le ingiustizie, che i miei cari ne hanno subito le conseguenze.” Mi confessa.
Per capire cosa sta accadendo oggi a Mimmo Lucano, e il perché delle accuse, dobbiamo fare un passo indietro.
Siamo nel 1998, in Calabria arriva una nave di profughi curdi, accolti nella “casa del pellegrino”, gestita dal vescovo Giancarlo Maria Bregantini. Bregantini era già famoso in Calabria per il suo estenuante impegno contro l’ndrangheta. Bregantini chiama Mimmo Lucano per un aiuto e così, il sindaco scopre e si appassiona alla causa dei curdi (tanto che uno dei soprannomi che si porta dietro è proprio: Mimmo il Curdo).
Il “sistema Riace” nasce da qui. Nel 2001 cominciano i primi fondi per l’accoglienza e, grazie a Lucano, arrivano sempre più migranti. Si restaurano case, nascono laboratori. Riace diventa capostipite di un sistema virtuoso, oggi presente in decine di altre cittadine calabresi.
La cosa però non piace alle organizzazioni mafiose, vogliono mettere le mani sui soldi dei fondi, usare cooperative e aziende affiliate a loro, e qui comincia la lotta. A Mimmo Lucano vengono decapitati i cani, bruciati gli ulivi, incendiata la macchina, ma lui non si ferma, va avanti nel suo impegno, diventa un simbolo in tutto il mondo: da Buenos Aires al Kurdistan.
Per ovviare al “problema” dello sperpero dei fondi e il cattivo uso dei pocket money agli immigrati, Lucano fa stampare delle banconote da usare solo per acquisti essenziali nella stessa Riace, in modo da avere anche un rientro per i commercianti locali. Un piccolo geniale metodo di economia circolare. Un particolare curioso è che, su queste banconote, ci sono le effigi dei suoi “eroi” come Bob Marley, Pier Paolo Pasolini, Nelson Mandela.
Allora, Mimmo, di cosa ti accusano? Gli chiedo.
“Io sono accusato di 14 diversi reati. Se devo andare in galera ci andrò, ma in questo Paese forse, prima di me dovrebbero andarci molti altri. Le accuse che mi si rivolgono sono basate su leggi assurde che, forse ho infranto, ma per salvare delle vite.
“Una delle cose che mi contestano è questa.” Mi mostra delle copie di alcune carte d’ identità.
Queste persone stavano morendo, avevano bisogno urgentemente di un ricovero ospedaliero, per far sì che fossero ricoverati, ho fatto loro delle carte di identità. Mi dicono che queste persone non ne avevano diritto perché non avevano la cittadinanza, erano arrivati come clandestini. Ho forse sbagliato? Forse. Però era l’unico modo di salvare quelle vite. Tra l’altro, quello che la legge italiana mi contesta, è invece un obbligo per la costituzione europea, ovvero salvare le vite dei profughi in pericolo.”
“Uno degli altri reati, gravi (come dicono loro), di cui mi si accusa, è quello di aver dato l’appalto della raccolta dei rifiuti (quello splendido esempio di raccolta fatto usando gli asinelli), senza aver indetto una regolare gara.
E’ vero, ma l’ho fatto per un motivo. Da anni, prima di me, si presentavano sempre le stesse cooperative: una sociale e una legata all’ ndrangheta. Io ho dato il lavoro direttamente alla cooperativa sociale per evitare le solite infiltrazioni mafiose. Questo è un reato?”
Mimmo mi mostra il suo ultimo estratto conto bancario, con poche centinaia di euro.
“Guarda qui, cercano soldi nei miei conti, sono soggetto a intercettazioni telefoniche, ma non trovano nulla, e quindi si appellano a queste cose per distruggermi. Mi hanno proposto di candidarmi. Sarei potuto entrare in parlamento o addirittura al parlamento europeo e così, avrei potuto ottenere l’immunità parlamentare. Mi sono rifiutato perché io non ho nulla da nascondere, a differenza di tanti altri politici.
Le stesse persone che mi accusano oggi, sono quelle stesse autorità di polizia che, anni fa, mi pregavano di accogliere i migranti perché non sapevano dove metterli”.
Settembre 2021
Ieri è arrivata la sentenza, incredibile e assurda, di oltre 13 anni di reclusione.
Il giudice non ha fatto altro che applicare una norma matematica: ha visto la legge, ha acquisito le infrazioni e applicato la pena moltiplicandola per i reati (come nel caso di ogni singola carta d’ identità emessa da Lucano per salvare quelle 4 vite umane).
In questo caso è la legge ad essere assurda, e comunque non tiene conto della situazione, del contesto nel quale Lucano ha agito.
La sentenza è in primo grado quindi, tutti noi, speriamo negli ulteriori gradi di giudizio e nell’appello.
Gli avvocati di Lucano, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, che non dimentichiamo, lo difendono gratuitamente, Mimmo economicamente, non può permettersi nemmeno gli spostamenti in treno in Italia, hanno dichiarato che impugneranno la sentenza. La battaglia di Lucano non finisce qui.
Io non sono certo del perché ci sia tutto questo accanimento contro Mimmo Lucano, ma lo posso immaginare.
Immagino che una parte politica, soprattutto quella della destra e della lega, abbia paura dell’onestà e dell’integrazione che l’esempio di Riace ha portato.
Assolvere Lucano distruggerebbe tutta la campagna d’ odio creata da questi partiti, odio da cui nasce il bacino dei loro voti. E’ la stessa ragione per cui, dopo anni di lotte, il vescovo Bregantini è stato spostato a Campobasso, per non “dare fastidio”.
Ho intervistato molte persone nel corso di questi anni. Non posso dire di saper riconoscere il buono dal cattivo, il giusto dal disonesto. Il mio istinto però, e le sensazioni che la gente mi ha trasmesso, non mi hanno mai tradito.
Mimmo Lucano è una persona cocciuta, testarda, idealista come poche. Mimmo Lucano non è un diplomatico e sicuramente, ci saranno degli errori di gestione dei soldi o delle risorse in tutta questa storia. Mimmo Lucano può essere tante cose, ma di una cosa sono certo: è una persona onesta, in Italia forse, negli ultimi anni, questo sembra essere un difetto da pagare a caro prezzo.
Mentre termino questo pezzo, scrivo a Mimmo un messaggio sul cellulare, un augurio che questa storia abbia un felice epilogo e oggi più che mai, penso che tutti dovremmo dimostrare la nostra vicinanza a quest’ uomo, protestando contro chi di dovere.
Normalmente negli articoli che scrivo, cerco di riportare i fatti, di non sbilanciarmi per dare al lettore la sua chiave di lettura, cerco di fare appello al mio dovere di cronaca.
Ma in questo caso, non mi è possibile stare da una parte: Io sto con Mimmo Lucano, per me: un uomo giusto in un Paese sbagliato.
L’ ultima domanda che ho rivolto a Mimmo, è stata la più semplice della nostra lunga chiacchierata.
“Se sarai assolto, cosa vorresti farne del tuo futuro? Molti vorrebbero la tua candidatura in un partito, ma tu cosa vorresti fare?”
“Io, voglio fare il sindaco di Riace”.
Angelo Calianno
Foto: ©angelobonnotcalianno