IL CONTRABBANDIERE DI GIOCATTOLI DI ALEPPO
C’era una volta, molti dei nostri ricordi della prima infanzia cominciano con questa frase, ai bambini si raccontano le favole, crescendo alcuni di noi rimangono fedeli ai valori di quelle storie, dividiamo le persone tra buoni e cattivi, viviamo le tragedie aspettando un lieto fine.
Ma cosa succede quando lo scenario cambia? Quando non solo non si hanno più il coraggio e la forza di immaginare un futuro migliore, ma non c’è nemmeno un posto per raccontarla una favola. Succede che qualcuno si muove, qualcuno come nelle favole, una persona normale che decide di fare qualcosa di straordinario.
Questa è la storia di Rami Adham, il contrabbandiere di giocattoli di Aleppo...
Quando ho saputo di quest’uomo che rischiava la vita per portare giocattoli, ma non solo come leggerete, non ho potuto fare a meno di contattarlo per raccontare la sua storia, al di là dei clamori mediatici che molte testate stanno creando, ho voluto dare voce a lui, perché nessuno potrà raccontarvi le sue imprese meglio di Rami.
Rami Adham è siriano, oggi ha 45 anni e vive in Finlandia da quando ne aveva 17, partì per cercare un futuro migliore e studiare. Negli anni ha costruito un suo piccolo business creando una linea d’integratori alimentari per sportivi, ha messo su una famiglia con 6 figli, una persona normale, un lavoratore tenace con un grande cuore, ha vissuto normalmente, fino allo scoppio della guerra in Siria che ha cambiato completamente la sua missione di vita. Cinque anni fa Rami decide che è arrivato il momento di aiutare famiglie, bambini, aiutare la Siria, comincia portando cibo, medicine, rischiando spesso la propria vita, costruisce scuole grazie ai suoi risparmi e a quelli di amici che continuano a donare, poi comincia a notare che i bambini hanno bisogno di, almeno per qualche momento, sentire di non essere più in guerra e a volte per far questo basta un giocattolo, un lusso per chi vive in Siria oggi.
Rami Adham inizia a portare, non senza fatica e illegalmente, una quantità incredibile di giocattoli, da qui comincia la sua avventura con il nuovo soprannome di The Toy Smuggler, il contrabbandiere di giocattoli, ascoltiamo la sua storia delle sue stesse parole.
Rami, ho guardato i numeri di quello che hai fatto in questi anni, è davvero impressionante, qualcosa d’incredibile e senza l’aiuto di grosse organizzazioni. Hai cominciato portando cibo e medicine, poi la costruzione delle scuole, a un certo punto hai cominciato a regalare giocattoli. Cosa ti ha fatto decidere di cominciare questa missione?
C’è stato un momento in cui hai detto: ”questo è quello che devo fare?"
Ho cominciato la mia missione umanitaria nel 2012, ho iniziato viaggiando personalmente in Siria circa 6 volte l’anno e controllando personalmente la distribuzione di tutto quello che portavo. Sono stato in Siria 31 volte negli ultimi sei anni distribuendo circa 20.000 giocattoli, questa ovviamente è la sola notizia che riportano tutti i media, non hanno mai detto però che ho anche costruito 4 scuole che permettono oggi a 2000 bambini siriani di avere un’ istruzione. Ogni anno inoltre, riusciamo a consegnare 5 tonnellate di cibo e beni di prima necessità, anche se non fanno notizia come i giocattoli per me questi numeri sono molto importanti.
Quello che ha cambiato il corso degli eventi nella mia vita è stata la consapevolezza di quanto bene si possa fare con una semplice azione, soprattutto verso gente che ha un disperato bisogno di aiuto. E’ diventato per me impossibile smettere di fare quel che faccio vedendo quello che sta succedendo, non posso voltare le spalle a persone che sono state abbandonate da tutto il resto del mondo.
Conosco i confini che attraversi molto, molto bene, quanto è pericoloso ora per te attraversare quei luoghi?
All’inizio era abbastanza semplice per me entrare in Siria, passavo con il mio vecchio passaporto siriano, a parte il pericolo oggettivo di attraversare un confine dove non esiste legge, dove si accampano ladri e criminali, che rendevano già il passaggio davvero spaventoso, poi da quando la Turchia ha chiuso definitivamente il confine, la storia è completamente cambiata.
Ho cominciato a entrare illegalmente “contrabbandando” me stesso e i miei giocattoli nella mia stessa nazione perché non c’era altro modo di passare. Passo il confine illegalmente grazie ad una rete di contatti e trasportatori che contrabbandano in quelle aree, il viaggio è molto lungo perché si passa da punti meno controllati e spesso si aspetta nascosti molti giorni per aspettare un momento giusto, non ho altra scelta e non posso smettere di farlo perché oggi centinaia di famiglie dipendono direttamente dai nostri aiuti.
Qual è stata la situazione più difficile che hai dovuto affrontare in questi anni?
Ci sono tantissimi aspetti pericolosi legati al mio viaggio e sono tutti pericoli mortali, le sparatorie, i bombardamenti, i cecchini, i rapimenti, gli attacchi aerei. Il pericolo peggiore è la difficoltà di attraversare il confine per entrare in Siria, fisicamente ed emotivamente, lascia sempre una cicatrice sull’ anima.
Dimmi del tuo viaggio, come ti organizzi, come recuperi i giocattoli e quanto sta diventando difficile fare quello che fai?
Normalmente ho bisogno di due mesi per raccogliere i fondi per poter partire. All’inizio era difficile trovare i giocattoli ma con l’aiuto dei miei figli e degli amici su facebook, sono sempre riuscito a recuperarne un sufficiente numero. Ora la situazione è diversa, in Finlandia mi conoscono tutti e ricevo tantissimi giocattoli anche dal resto del mondo, al momento ho più di 25000 giocattoli nel mio negozio.
La difficoltà maggiore sta nel mantenere le scuole, le abbiamo costruite nei campi di rifugiati vicino al confine turco quindi sono, al momento almeno, relativamente sicure, la sfida maggiore è quella di continuare a finanziarle sostenendone i costi mensili.
In tempi e zone di guerra ci si focalizza sui beni di prima necessità, cibo, medicine, in Siria però ci sono bambini che sono nati e cresciuti in guerra e che non hanno mai avuto, e forse mai visto, un giocattolo, qual è stata la loro reazione quando hai cominciato a regalarli? C’è un momento particolare che non dimenticherai mai?
Come ho detto prima abbiamo provato a distribuire tutto quello che potevamo in questi anni, nel mio primo viaggio avevo con me tutti i miei risparmi e 84 giocattoli donati da mia figlia.
Non avrei mai pensato che dei giocattoli potessero avere un impatto più forte degli altri aiuti che distribuivo, quando aprii il sacco di giocattoli fu come aprire la borsa della loro infanzia perduta. Fu una celebrazione di gioia che creò un’incredibile atmosfera di allegria tra i bambini, i sorrisi e le risate erano spettacolari, persino i genitori furono avvolti e contagiati dalla felicità dei loro piccoli. Quello è stato l' istante in cui ho realizzato l’importanza di questi doni, da quel momento non sono mai andato in Siria con meno di 700-1000 giocattoli.
Rami, c’è qualcuno che ha tentato o tenta di fermare quello che fai? E se sì, perché vorrebbe farlo?
Durante i miei primi 20 viaggi ero in pratica sconosciuto, solo un altro pazzo che viaggiava in zone di guerra per aiutare quelle persone. Dopo, quando il mio nome è diventato più noto, ho cominciato a ricevere minacce di morte da parte di chi sostiene il regime del criminale di guerra Assad. Questo perché oggi sono seguito da migliaia di persone e la mia visione politica contro Assad non piace, sono diventato un bersaglio e qualcuno ha cominciato ad accusarmi di terrorismo dicendo: “Come fa Rami a viaggiare così tante volte in Siria e tornare sempre vivo? Deve avere per forza un gruppo di terroristi che lo supporta.” Questo ha avuto un impatto tremendo su di me e il mio lavoro, ha spaventato e allontanato molta gente.
Un’ultima domanda, è sempre difficile far capire in occidente quello che accade in Siria, se dovessi dire qualcosa per motivare l’opinione pubblica ad agire per cambiare la situazione, cosa diresti?
I siriani hanno vissuto sotto una dittatura di una sola famiglia per quasi sei decadi, quando hanno provato a cambiare le cose, cercando una società democratica, sono stati abbandonati a una mattanza sin dal primo giorno. Nessuno si è fatto avanti per supportare la loro causa. Ora, sette anni dopo, i siriani vivono in un paese che ha 13 milioni di rifugiati, 700 mila morti, il 60% delle infrastrutture distrutte da Assad e i suoi alleati e non si vede la fine di tutto questo. E’ una vergogna che tutto questo accada di fronte ai nostri occhi con noi che lo permettiamo. Non possiamo perdere la Siria perché appartiene a tutti noi.
Dopo l’intervista sono rimasto a chiacchierare con Rami a lungo, abbiamo parlato di alcuni dei luoghi ad Aleppo, cari a entrambi, che oggi non esistono più, ci siamo ripromessi, quando sarà possibile, di tornare a bere un caffè in alcuni di quei posti, in una Siria ricostruita, immaginando e sperando che anche in questa storia, come nelle favole da bambini, possa esserci il lieto fine.
Per tutto il grande lavoro che Rami Adham porta avanti, c’è bisogno di aiuto economico.
Molti in questi anni mi hanno chiesto come poter fare qualcosa di concreto per aiutare la Siria, supportare uomini come questi è un’occasione per farlo.
Al momento non servono giocattoli perché la scorta è già grande, servono donazioni per portare avanti i progetti di aiuti umanitari e delle scuole.
Questa è la pagina di Rami Adham per donare con paypal: https://www.paypal.me/thetoysmuggler
Potete seguire il suo lavoro sulla sua pagina facebook: https://www.facebook.com/toysmuggler/
Sul suo sito internet: http://thetoysmuggler.com/
Gilbert Keith Chesterton scrisse: "Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi."
Angelo Calianno