Questo post è dedicato ad un amico, Senza Codice supporta lui ed il suo progetto dopo i tragici eventi delle ultime settimane, torna presto a far volare la tua “Surly Baby” fratello. Ci sono gesti, progetti e azioni che uomini e donne compiono sfidando le proprie capacità fisiche, confini precostituiti, e quello che a molte persone sembra buon senso, Yashar Khudiyev , un ragazzo originario dell’ Azebaijan, è una di queste persone, ho avuto la fortuna di incontrarlo in Sudan a novembre, siamo stati insieme prigionieri della burocrazia per qualche tempo cercando di ottenere dei permessi per accedere a terre dove normalmente a nessun visitatore è permesso andare (a parte qualche permesso speciale), e dove altri non si sognerebbero nemmeno di passarci accanto. Ho visto Yashar l’ ultima volta a Khartoum, io sono partito per il Kordofan lui per il Sud Sudan…in bicicletta, si perché Yashar stava attraversando tutta l’ Africa in bici per raggiungere il Sud Africa, per il suo progetto Cycling for Democracy in Africa. Entrambi siamo riusciti (con qualche stratagemma) ad ottenere i relativi permessi e così Yasher in bici ha attraversato un luogo che a molti fa rabbrividire, il Sud Sudan, come sempre visto dall’ interno tutto è molto diverso, Yasher mi ha scritto che nonostante difficoltà, spari, interrogatori dell’ intelligence e gente armata ovunque, tutti con lui sono stati sempre splendidamente ospitali e dopo varie peripezie la gente lo ha rincorso solo per farsi fotografare con lui, quei volti sorridenti e armati sono rimasti nel cuore di questo ragazzo che con l’ animo più leggero e sollevato, da quella che doveva essere la parte più difficile del suo viaggio, si è rimesso in strada. Il progetto di Yashar era quello di portare, paese per paese, un messaggio di uguaglianza e democrazia ricordando che non importa quanto diverse siano le nostre razze, lingue ed etnie, tutti alla fine abbiamo gli stessi sogni e desideri, il suo viaggio è stato costellato di amici, ospiti e compagni di cene e chiacchierate, questi viaggi però a volte nascondono insidie che non ci si aspetta proprio dove non si pensava di trovarle. Il 28 dicembre mentre Yashar si dirigeva dal Sud Sudan verso il confine keniano è stato attaccato da un gruppo di ribelli, lo hanno pesantemente picchiato e privato di tutto, documenti, carte e bicicletta, lo hanno poi trascinato all’ interno della jungla e lì preso a sassate. Per il tempo in cui è rimasto cosciente Yashar ha contato più di 10 pesanti pietre che gli hanno aperto il cranio, quando i ribelli hanno visto la sua testa hanno pensato che fosse morto e abbandonato lì, tra sangue e sassi. Ma come ha detto Yasher “forse non era tempo di morire lì” e così semi-cosciente, con la testa aperta da un lato, grondante sangue, un braccio e varie costole rotte, Yasher si è svegliato, ha bevuto da una pozza di acqua sporca, mangiato bacche selvatiche e dopo un giorno è riuscito a raggiungere una strada crollandovi su. Qui la fortuna ha ripreso a girare dalla sua parte, due assistenti medici che passavano per quella strada lo hanno trovato e caricato su di un pick-up portandolo nell’ ospedale di Kapoeta, qui “i suoi due eroi” come li chiama lui, Simon e Felix, lo hanno lavato, gli hanno disinfettato le ferite e messo 10 punti in testa, hanno dormito per notti nella sua stanza per accertarsi delle sue condizioni e quando nella città si è saputo di Yashar c’è stata una gara di solidarietà, alcune ragazze di una scuola hanno raccolto soldi per portargli pollo e patate e come loro tantissime persone hanno fatto di tutto per fargli fare ogni giorno un pranzo ed una cena decenti. Yashar è vivo, ha un braccio e alcune costole rotte ed è diventato mezzo sordo da un orecchio, ma, come mi ha scritto : “ cammino, parlo e sorrido”, e per noi, i suoi amici, la cosa più importante è che sia vivo. Fino a qualche giorno fa il morale di Yashar era turbato solo da una cosa, non poter continuare il suo viaggio e progetto, senza soldi e documenti dovrà tornare a casa, questo fino a ieri, quando la polizia Sud Sudanese dopo 12 giorni di ricerche intense ha trovato bicicletta e passaporto, questo ha dato nuova speranza a Yashar perché forse, non lo sa ancora, il suo viaggio non è ancora finito… Ho visto tanti luoghi negli ultimi 14 anni, alcuni brutali, ho visto spesso scene di violenza gratuita, arti tagliati da machete, animali e uomini frustati fino alla morte, esseri umani uccisi da pietre che con un rumore sordo distruggono gli organi interni dilagando in pozze di sangue, ho visto gesti dettati da una rabbia o una furia animalesca per noi molto difficili da comprendere, proprio in questi luoghi però è più facile notare l’ umanità e i grandi gesti di solidarietà proprio perché si contrappongono a questa cattiveria, questo post e la storia di Yashar sono dedicati a tutti quelli che riescono a lottare contro barbarie e violenza usando come armi solo la propria umanità e gentilezza, se oggi riusciamo a scrivere queste storie e tornare indietro per raccontarle è solo grazie all’ aiuto e protezione di queste splendide persone. Angelo Calianno
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