LETTERE DAL MEDIO ORIENTE, PARTE SECONDA
Quando cominciai a scrivere le mie lettere dal medio oriente mi trovavo in Siria. Il regime di Assad era vivo e vegeto e parlarne male era ancora reato punibile con il carcere. Il fenomeno facebook non era ancora esploso e le notizie che giravano in rete, e sui giornali, erano ancora più o meno vere.
Le mie lettere nacquero come racconti su carta spediti agli amici in giro per il mondo per raccontare quello che accadeva in Siria, Palestina, Israele e Libano. In seguito poi, ad Hebron, dopo uno scampato attentato, queste lettere diventarono racconti e testimonianze. Per una promessa fatta, continuerò a scrivere finché i media non faranno chiarezza su quello che accade fuori dai nostri confini, senza copiare ed incollare notizie di dubbia fonte e provenienza.
Queste lettere oggi continuano e devono continuare perché i giorni di fuoco, che Gaza sta attraversando, rischiano di far cominciare un nuovo conflitto, un conflitto aperto con Israele vuol dire una guerra in cui tutti saremo coinvolti.
Cosa sta succedendo veramente?
Perché le notizie che riceviamo sono così imprecise su fatti e numeri?
Le ragioni sono tante, proviamo a fare chiarezza.
Le mie lettere nacquero come racconti su carta spediti agli amici in giro per il mondo per raccontare quello che accadeva in Siria, Palestina, Israele e Libano. In seguito poi, ad Hebron, dopo uno scampato attentato, queste lettere diventarono racconti e testimonianze. Per una promessa fatta, continuerò a scrivere finché i media non faranno chiarezza su quello che accade fuori dai nostri confini, senza copiare ed incollare notizie di dubbia fonte e provenienza.
Queste lettere oggi continuano e devono continuare perché i giorni di fuoco, che Gaza sta attraversando, rischiano di far cominciare un nuovo conflitto, un conflitto aperto con Israele vuol dire una guerra in cui tutti saremo coinvolti.
Cosa sta succedendo veramente?
Perché le notizie che riceviamo sono così imprecise su fatti e numeri?
Le ragioni sono tante, proviamo a fare chiarezza.
Molta colpa della poca verità viene dal fatto che i giornalisti inviati sul campo e che danno notizie di prima mano, sono sempre più rari.
L’ era di internet e delle agenzie di stampa, fanno sì che molte delle notizie siano copiate da altri network, spesso questi network sono di parte perché finanziati politicamente.
Aggiungiamoci anche approssimazione e pigrizia nel controllare una fonte ed ecco che prendono forma notizie completamente inventate.
Una buona parte la giocano anche facebook, associazioni, partiti e media sia pro che contro Gaza che cercano di fare propaganda a proprio favore. Ecco così che troviamo il numero dei morti gonfiato a 1000 (accertati fino ad ora sono 121, difficile però essere precisi in un luogo dove non viene fatto un censimento da 10 anni), impazzano scatti sul web, anche se molte delle foto sono di vecchi bombardamenti addirittura nemmeno della Palestina, ma della scorsa rivolta siriana.
Dall’ altra parte Israele ingigantisce il pericolo della minaccia dei razzi di Hamas (non di così grande efficacia). La gente a Tel Aviv fugge nei bunker sotterranei, cosa che però accadeva anche prima, alcuni bunker hanno anche internet wifi e sono più che attrezzati ad ospitare gente per mesi.
Allora cosa sta accadendo sul serio? La verità sta sempre e come al solito nel mezzo.
Togliamoci dalla testa il discorso di buoni e cattivi, questa è una guerra fatta per interessi, chi ne fa le spese sono sempre e solo i civili da una parte e dall’ altra. In questo caso i più colpiti sono gli abitanti di Gaza, più poveri, con nessuna difesa, impossibilitati a lasciare la striscia e spesso strumentalizzati da Hamas.
Israele vuole la guerra. Da tempo cerca una scusa per liberarsi della “fastidiosa”, striscia che insidia un’ espansione che altrimenti non avrebbe freni.
Hamas non vuole la pace, perché molti dei suoi guadagni si basano sulla vendita di armi in tutto il Medio Oriente ed il nord Africa.
Israele accusa Hamas di usare i Palestinesi come scudi umani, falso o parzialmente vero.
Hamas fino a pochi mesi comprava ragazzini dalle famiglie di Gaza per imbottirli di esplosivo verso i Check-Point israeliani. I soldati israeliani, per non correre rischi, sparavano ad i ragazzini prima che si avvicinassero.
Israele ha bombardato un orfanotrofio uccidendo centinaia di bambini disabili.
Notizia di dubbia fonte anche questa, è stata colpita una struttura ospedaliera, a quanto pare semivuota e non ospitava bambini da giorni, i registri e le copie dei documenti trovati all’ interno non riportavano nessun bambino disabile.
La verità però è che, i bombardamenti ci sono. Le mamme girano con le foto dei loro figli morti, padri e fratelli piangono e si chiedono perché, alcuni sottovoce chiedono: “ se la guerra è tra Israele e Hamas perché colpiscono noi? Perché uccidono chi non si è mai occupato di politica e chi non ha mai preso un’ arma in mano?”
Già perché…?
Dopo la seconda guerra mondiale si era detto che mai più ci sarebbero stati bombardamenti su case, su persone innocenti, su civili, “un atto ignobile” si diceva. Questo oggi forse è stato dimenticato, dimenticato poi proprio dagli israeliani, un popolo che così tanto è stato perseguitato dalla storia.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che:
“questa guerra non l’ abbiamo cominciata noi, stiamo soltanto rispondendo”. Ma a dire il vero se ci mettessimo ad ricostruire la storia di questi due Paesi in conflitto, le conclusioni sarebbero molto diverse.
Oggi a Gaza si vive in una gabbia ma non solo: a Hebron, Nablus, Ramallah, tutta la Palestina è racchiusa in un cumulo di palazzi cadenti dopo i raid aerei, dopo gli attacchi suicidi, dopo la miseria e soprattutto con il divieto assoluto di poter passare un confine.
Togliamoci dalla testa il discorso di buoni e cattivi, questa è una guerra fatta per interessi, chi ne fa le spese sono sempre e solo i civili da una parte e dall’ altra. In questo caso i più colpiti sono gli abitanti di Gaza, più poveri, con nessuna difesa, impossibilitati a lasciare la striscia e spesso strumentalizzati da Hamas.
Israele vuole la guerra. Da tempo cerca una scusa per liberarsi della “fastidiosa”, striscia che insidia un’ espansione che altrimenti non avrebbe freni.
Hamas non vuole la pace, perché molti dei suoi guadagni si basano sulla vendita di armi in tutto il Medio Oriente ed il nord Africa.
Israele accusa Hamas di usare i Palestinesi come scudi umani, falso o parzialmente vero.
Hamas fino a pochi mesi comprava ragazzini dalle famiglie di Gaza per imbottirli di esplosivo verso i Check-Point israeliani. I soldati israeliani, per non correre rischi, sparavano ad i ragazzini prima che si avvicinassero.
Israele ha bombardato un orfanotrofio uccidendo centinaia di bambini disabili.
Notizia di dubbia fonte anche questa, è stata colpita una struttura ospedaliera, a quanto pare semivuota e non ospitava bambini da giorni, i registri e le copie dei documenti trovati all’ interno non riportavano nessun bambino disabile.
La verità però è che, i bombardamenti ci sono. Le mamme girano con le foto dei loro figli morti, padri e fratelli piangono e si chiedono perché, alcuni sottovoce chiedono: “ se la guerra è tra Israele e Hamas perché colpiscono noi? Perché uccidono chi non si è mai occupato di politica e chi non ha mai preso un’ arma in mano?”
Già perché…?
Dopo la seconda guerra mondiale si era detto che mai più ci sarebbero stati bombardamenti su case, su persone innocenti, su civili, “un atto ignobile” si diceva. Questo oggi forse è stato dimenticato, dimenticato poi proprio dagli israeliani, un popolo che così tanto è stato perseguitato dalla storia.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che:
“questa guerra non l’ abbiamo cominciata noi, stiamo soltanto rispondendo”. Ma a dire il vero se ci mettessimo ad ricostruire la storia di questi due Paesi in conflitto, le conclusioni sarebbero molto diverse.
Oggi a Gaza si vive in una gabbia ma non solo: a Hebron, Nablus, Ramallah, tutta la Palestina è racchiusa in un cumulo di palazzi cadenti dopo i raid aerei, dopo gli attacchi suicidi, dopo la miseria e soprattutto con il divieto assoluto di poter passare un confine.
Una scena mi ha colpito tanto in questi luoghi.
Un giorno dopo aver sentito un caccia israeliano sulle nostre teste. e la sirena che allertava il paese, mi accorsi che mentre tutti fuggivano a nascondersi in un posto sicuro, un vecchio rimaneva con un rosario musulmano in mano bevendo tè con un’ incredibile tranquillità.
“Lei non va a proteggersi da qualche parte?” Gli chiesi.
“Tu sei giovane e di certo hai tante cose ancora da vedere o da raccontare, io sono vecchio e sono stanco e quando guardo questi aerei, quando sento gli spari, penso che non abbiamo imparato niente dalla storia e dalla guerra e allora non ha senso andare a nascondersi. Se non mi ucciderà una bomba oggi, mi ucciderà la stupidità umana domani”.
Mentre scrivo queste parole alcuni fogli di appunti mi scivolano da dentro un taccuino, sono parti di una lettera che Tiziano Terzani scrisse ad Oriana Fallaci dopo la sua molto infelice uscita a favore della guerra di Israele contro la Palestina. La lettera potete leggerla qui: ( *collegamento a fine articolo)
Forse Oriana, dal suo appartamento in un grattacielo di New York, aveva dimenticato queste scene. Forse non ricordava più l’ odore della carne bruciata, la plastica che va a fuoco mischiandosi tra lamiere, capelli e sangue ai bordi delle strade, mentre qualcuno cerca di recuperare un pezzo di un proprio caro.
Forse tanti come lei hanno dimenticato che le uniche voci che contrastano gli spari sono quelle che raccontano cosa accade, quelle che continuano ad urlare nelle nostre lettere dal medio oriente.
Un giorno dopo aver sentito un caccia israeliano sulle nostre teste. e la sirena che allertava il paese, mi accorsi che mentre tutti fuggivano a nascondersi in un posto sicuro, un vecchio rimaneva con un rosario musulmano in mano bevendo tè con un’ incredibile tranquillità.
“Lei non va a proteggersi da qualche parte?” Gli chiesi.
“Tu sei giovane e di certo hai tante cose ancora da vedere o da raccontare, io sono vecchio e sono stanco e quando guardo questi aerei, quando sento gli spari, penso che non abbiamo imparato niente dalla storia e dalla guerra e allora non ha senso andare a nascondersi. Se non mi ucciderà una bomba oggi, mi ucciderà la stupidità umana domani”.
Mentre scrivo queste parole alcuni fogli di appunti mi scivolano da dentro un taccuino, sono parti di una lettera che Tiziano Terzani scrisse ad Oriana Fallaci dopo la sua molto infelice uscita a favore della guerra di Israele contro la Palestina. La lettera potete leggerla qui: ( *collegamento a fine articolo)
Forse Oriana, dal suo appartamento in un grattacielo di New York, aveva dimenticato queste scene. Forse non ricordava più l’ odore della carne bruciata, la plastica che va a fuoco mischiandosi tra lamiere, capelli e sangue ai bordi delle strade, mentre qualcuno cerca di recuperare un pezzo di un proprio caro.
Forse tanti come lei hanno dimenticato che le uniche voci che contrastano gli spari sono quelle che raccontano cosa accade, quelle che continuano ad urlare nelle nostre lettere dal medio oriente.
Le foto sono scattate nei territori Palestinesi, dall' alto verso il basso :
Quello che rimane di un palazzo dopo un raid aereo,
Un quartiere Palestinese protetto da una rete metallica per l' immondizia che viene scaravaentata dalle finestre dei coloni ebrei in segno dispregiativo,
Una torre di guardia Israeliana ed una tendopoli di fortuna dopo che i palestinesi hanno perso le loro case,
Un check point tra Israele e Palestina.
Il materiale è di proprietà dell' autore e del sito Senza Codice, qualsiasi uso dello stesso può avvenire solo citando e linkando in maniera specifica il suddetto o previa comunicazione attraverso l' apposito modulo di contatto.
Angelo Calianno
Quest'opera รจ distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.