L' ULTIMA FOLLIA DI BUSH
(Articolo pubblicato scritto e pubblicato per www.peacereporter.net)
27 Ottobre del 2008, nei telegiornali italiani una notizia di due righe viene letta tra la cronaca estera e la pagina dei gossip. Un commando di soldati Usa ha varcato il confine iracheno fino ad arrivare in un villaggio in Siria, uccidendo 8 persone collegate ad una cellula di Al Qaeda.
Questa notizia, data alla velocità con cui si lancia la pubblicità, ha molto di più dietro e stando alle testimonianze, è molto imprecisa. Il villaggio in questione si chiama Abu Kamal, che proprio un villaggio non è, ma una piccola cittadina a 10 kilometri dal confine iracheno. Questa vivace comunità è una delle più grandi in quella zona, ed è forse il posto più accogliente che abbia mai trovato in Siria. Qui scorre il grande fiume Eufrate che si snoda dal centro del paese fino ad arrivare in Iraq. 26 ottobre 2008, 4 elicotteri americani entrano nel villaggio di Al-Sukkariya, che appartiene al distretto di Abu Kamal. Gli elicotteri si dirigono verso una casa in costruzione, lanciano qualche razzo, colpi di mitragliatrice e di fucile semiautomatico. Muoiono gli operai del palazzo, il custode, sua moglie e i suoi bambini, 8 persone in tutto. Ma il raid era davvero diretto a loro?
Il Pentagono parla di successo ma, in realtà, chi ha pronunciato queste parole si tira indietro nascondendosi con una dichiarazione anonima. Gli americani cercavano Abu Ghaduya, un trafficante d’armi legato ad al Qaida che però non era lì. In sostanza, sono stati uccisi 8 civili. Arrivo a Damasco pochi giorni dopo l’attentato, chiedo ai miei contatti di raccontarmi la situazione politica ricevendo cenni negativi e silenziosi: parlare del proprio governo in Siria è punibile col carcere e severamente proibito. In sede più appartata vengo a sapere che le cose non stanno poi così male, ma che lo stato si è chiuso troppo all’occidente aggregandosi più ai paesi arabi. Qualsiasi cosa si acquisti dall’estero viene tassata per 3 volte il suo prezzo, il sito che spopola in Europa, Facebook, è censurato e proibito, perché qualche burlone aveva preso in giro il presidente. Anche se la nuova generazione siriana ha trovato modo di eludere il blocco telematico collegandosi dal Libano o dalla Turchia…illegalmente.
L’attacco di Abu Kamal porta ancora strascichi di malumore a Damasco, pur non essendo vicina al luogo del raid, è qui nella capitale che si sono avute le conseguenze peggiori. Migliaia di persone hanno manifestato di fronte l’ambasciata americana, così ardentemente che tutte le organizzazioni Ong, gli istituti di cultura e le scuole di lingua inglese gestiti da americani hanno dovuto chiudere i battenti fino a nuovo ordine, l’America è stata ufficialmente accusata di atto terroristico e crimine di guerra contro lo Stato siriano. Qualsiasi visto è stato negato agli statunitensi che si vogliono recare in Siria, fino a nuovo ordine. I miei 2 amici lavorano…o meglio lavoravano in un istituto di cultura dove si insegnava informatica e inglese. Mi raccontano che nel loro gruppo sessantacinque, tra lavoratori stagionali e impiegati americani, sono dovuti partire in fretta e furia. E duecento Siriani, tra cui loro due, hanno perso un buon posto di lavoro; senza parlare di tutti i ragazzi che hanno perso una possibilità di studiare. Tutto questo perché? “E' l'ultima follia di Bush” mi dicono sorridendo.
Pochi giorni prima ad Aleppo, città del nord, un uomo mi aveva fermato per strada dicendomi: "Hai sentito? Obama è il nuovo presidente Americano, forse Abu Kamal è stato l’ultimo colpo di Bush, ho molta fiducia in Obama, perché nessuno può essere peggio di Bush". Quando decido di partire per Abu Kamal tutti cercano di dissuadermi: "troppo pericoloso; sei sempre un occidentale". Ma è una battuta al veleno che mi colpisce più delle altre raccomandazioni: "Stai attento, e se gli americani uccidono anche te?" Abu Kamal non è nulla di quel che mi aspettavo, una città viva, allegra con una grande via mercato. La polizia mi offre il tè, i bambini mi chiedono di essere fotografati, un ragazzo mi accompagna dietro la sua moto al centro della città, un altro mi urla "Welcome to my Country". Non si vedono mai occidentali da queste parti e dopo l’attacco se ne vedranno ancora meno. Qui nessuno può o vuole parlare dell’accaduto, tra la gente tutto è detto dolorosamente a denti stretti e con mezze frasi. Chi invece ha preso una posizione certa è il governo Siriano, che ha defininito l’attacco un errore gravissimo dell’intelligence dello staff di Bush.
L'Ansa di due righe in Italia qui si trasforma in gente dal velo nero che porterà il lutto per 3 mesi, di gente che continua a sorridere perché non riesce a capire, ma dovrà ricordare quella che è stata ribattezzata l’ultima follia di Bush.
Angelo Calianno
Questa notizia, data alla velocità con cui si lancia la pubblicità, ha molto di più dietro e stando alle testimonianze, è molto imprecisa. Il villaggio in questione si chiama Abu Kamal, che proprio un villaggio non è, ma una piccola cittadina a 10 kilometri dal confine iracheno. Questa vivace comunità è una delle più grandi in quella zona, ed è forse il posto più accogliente che abbia mai trovato in Siria. Qui scorre il grande fiume Eufrate che si snoda dal centro del paese fino ad arrivare in Iraq. 26 ottobre 2008, 4 elicotteri americani entrano nel villaggio di Al-Sukkariya, che appartiene al distretto di Abu Kamal. Gli elicotteri si dirigono verso una casa in costruzione, lanciano qualche razzo, colpi di mitragliatrice e di fucile semiautomatico. Muoiono gli operai del palazzo, il custode, sua moglie e i suoi bambini, 8 persone in tutto. Ma il raid era davvero diretto a loro?
Il Pentagono parla di successo ma, in realtà, chi ha pronunciato queste parole si tira indietro nascondendosi con una dichiarazione anonima. Gli americani cercavano Abu Ghaduya, un trafficante d’armi legato ad al Qaida che però non era lì. In sostanza, sono stati uccisi 8 civili. Arrivo a Damasco pochi giorni dopo l’attentato, chiedo ai miei contatti di raccontarmi la situazione politica ricevendo cenni negativi e silenziosi: parlare del proprio governo in Siria è punibile col carcere e severamente proibito. In sede più appartata vengo a sapere che le cose non stanno poi così male, ma che lo stato si è chiuso troppo all’occidente aggregandosi più ai paesi arabi. Qualsiasi cosa si acquisti dall’estero viene tassata per 3 volte il suo prezzo, il sito che spopola in Europa, Facebook, è censurato e proibito, perché qualche burlone aveva preso in giro il presidente. Anche se la nuova generazione siriana ha trovato modo di eludere il blocco telematico collegandosi dal Libano o dalla Turchia…illegalmente.
L’attacco di Abu Kamal porta ancora strascichi di malumore a Damasco, pur non essendo vicina al luogo del raid, è qui nella capitale che si sono avute le conseguenze peggiori. Migliaia di persone hanno manifestato di fronte l’ambasciata americana, così ardentemente che tutte le organizzazioni Ong, gli istituti di cultura e le scuole di lingua inglese gestiti da americani hanno dovuto chiudere i battenti fino a nuovo ordine, l’America è stata ufficialmente accusata di atto terroristico e crimine di guerra contro lo Stato siriano. Qualsiasi visto è stato negato agli statunitensi che si vogliono recare in Siria, fino a nuovo ordine. I miei 2 amici lavorano…o meglio lavoravano in un istituto di cultura dove si insegnava informatica e inglese. Mi raccontano che nel loro gruppo sessantacinque, tra lavoratori stagionali e impiegati americani, sono dovuti partire in fretta e furia. E duecento Siriani, tra cui loro due, hanno perso un buon posto di lavoro; senza parlare di tutti i ragazzi che hanno perso una possibilità di studiare. Tutto questo perché? “E' l'ultima follia di Bush” mi dicono sorridendo.
Pochi giorni prima ad Aleppo, città del nord, un uomo mi aveva fermato per strada dicendomi: "Hai sentito? Obama è il nuovo presidente Americano, forse Abu Kamal è stato l’ultimo colpo di Bush, ho molta fiducia in Obama, perché nessuno può essere peggio di Bush". Quando decido di partire per Abu Kamal tutti cercano di dissuadermi: "troppo pericoloso; sei sempre un occidentale". Ma è una battuta al veleno che mi colpisce più delle altre raccomandazioni: "Stai attento, e se gli americani uccidono anche te?" Abu Kamal non è nulla di quel che mi aspettavo, una città viva, allegra con una grande via mercato. La polizia mi offre il tè, i bambini mi chiedono di essere fotografati, un ragazzo mi accompagna dietro la sua moto al centro della città, un altro mi urla "Welcome to my Country". Non si vedono mai occidentali da queste parti e dopo l’attacco se ne vedranno ancora meno. Qui nessuno può o vuole parlare dell’accaduto, tra la gente tutto è detto dolorosamente a denti stretti e con mezze frasi. Chi invece ha preso una posizione certa è il governo Siriano, che ha defininito l’attacco un errore gravissimo dell’intelligence dello staff di Bush.
L'Ansa di due righe in Italia qui si trasforma in gente dal velo nero che porterà il lutto per 3 mesi, di gente che continua a sorridere perché non riesce a capire, ma dovrà ricordare quella che è stata ribattezzata l’ultima follia di Bush.
Angelo Calianno