Akram arrivò nel nuovo mondo baciando la terra sulla quale era sbarcato.
Il bacio però durò solo l’istante di appoggiare le labbra all’asfalto. Inseguito, dovette correre il più veloce possibile. La corsa bruciava i polmoni e faceva sobbalzare il cuore in gola. Non c’era tempo di pensare alle notti fredde in mare, ad i giorni senza cibo, a quanto era costato quel viaggio in cui aveva perso amici e moglie gettati di notte nelle acque tempestose, perché troppo pesante da trasportare era la loro morte. Akram arrivò nel nuovo mondo. Niente più bombe e spari pensò, niente più botte e niente più giorni senza mangiare; i ricordi, i brutti ricordi presto sarebbero stati sostituiti da nuove storie e da quello che da sempre aveva cercato ed inseguito: una possibilità. Ogni giorno mettendosi in ginocchio Akram diceva: “grazie Signore per avermi fatto arrivare qui sano e salvo ed avermi regalato una nuova terra”. Dopo mesi però Akram era ancora in un campo di arance e pomodori che raccoglieva per pochi soldi. Viveva con degli amici partiti prima di lui per cercare fortuna, ma quella fortuna non si era mai vista. Akram non capiva come le mani dei suoi padroni così amorevoli quando accarezzavano di sera i loro figli, potessero essere le stesse mani che lo picchiavano sulla testa quando non riusciva a finire il lavoro in tempo, quelle mani così generose con un figlio, così spietate con lui. Akram decise di camminare ancora, infondo il nuovo mondo era tutto da scoprire e non poteva essere tutto così. In ginocchio la sera ringraziava il signore di avere ancora così tanta strada da scoprire davanti a se. Arrivò in un nuovo luogo, diverso ma allo stesso tempo molto simile a quella che una volta doveva essere stata la sua casa. Baciò la terra rossa su cui avrebbe dovuto mettere in piedi costruzioni di pietra con il suo nuovo lavoro. Il Nuovo Mondo forse era questo pensò, finché il lavoro ed il cibo cominciarono a mancare e la gente, quella gente sognava ospitale lo evitava fuggendo dai suoi sguardi e negando quel che gli spettava. L’ atmosfera era sempre tesa, tutti erano sempre arrabbiati e privi di sorrisi, sorrisi che invece lui continuava a regalare. Akram non capiva come tutti potessero essere così tristi e nervosi pur essendo ben nutriti e con un tetto sulla testa. Akram sentiva continuamente lamentele che pure passavano dentro telefoni molto costosi, stretti da mani ben curate. La sera in ginocchio chiedeva al suo signore perché avesse dato a queste persone il benessere ma non la comprensione del suo valore, e lo ringraziò per esser capace di riuscire ancora ad apprezzare un dono. Decise allora di riprendere il viaggio. La città caotica lo accolse come un pugno nello stomaco, l’ odore era pesante, pensava che avrebbe avuto bisogno solo di tempo il giovane uomo, ma invece di dimenticare gli spari e le bombe della sua terra cominciò a vederli più spesso. Nelle notti per strada ed ogni volta che chiudeva gli occhi, il Nuovo Mondo non aveva ancora scacciato i vecchi fantasmi, vedeva ancora sua moglie, vedeva ancora i compagni insanguinati. Non c’ era posto dove stare, non c’era posto dove nascondersi. Un giorno Akram davanti ad un ristorante vide i potenti del Nuovo Mondo che mangiavano piegati sui loro piatti, ridevano ed introducevano cibo in una bocca già piena che non ne poteva più contenere. Si ingozzavano e bevevano, sembravano tanti maiali spietati con i loro avanzi, concentrati solo su tutto quello che il loro stomaco poteva contenere, non capiva perché quegli stessi uomini fuori gli rifiutarono una moneta, loro che mangiavano pagando con monete di altri. Quella sera piegato in ginocchio chiese al suo Dio una spiegazione dell’ingiustizia, ma quella spiegazione non arrivò mai. Qualche giorno dopo cercando di comunicare con gli amici ancora rimasti a casa attraverso un computer vide tante frasi. Parole su parole scritte ovunque in rete, parole di protesta e parole indignate e poi guardò fuori dalla finestra. Akram non capiva perché quelle parole rimanevano dentro quella scatola invece di uscire fuori e diventare qualcosa di assordante, qualcosa di vero, pensò che era troppo facile scrivere per lavarsi la coscienza ed allora, ripartì un’ altra volta. Akram arrivò nell’ ultima parte del Nuovo Mondo, quella più a nord, si sentiva ora un fantasma per quanto appariva invisibile agli altri, aspettava per ore vicino ad un negozio che qualcuno che potesse comprare qualcuno dei suoi oggetti, ma non accadeva quasi mai. In una televisione del negozio vide un ragazzo che durante una partita di calcio si accasciava al suolo colpito da un malore, gli si riempirono gli occhi di lacrime e poi, rivide quella scena nei giorni e nelle televisioni dei giorni dopo e quelli dopo ancora e pensò che se doveva essere doloroso vederlo per lui, come sarebbe stato per i cari di quel ragazzo rivederlo ancora ed ancora? Akram pensò che aveva visto la morte e che gli sarebbe bastata una sola volta per il resto della sua vita. Spaventato quella sera non pregò. Akram non capì cosa succedeva in quella terra, in quella terra dove tempo prima i suoi governanti chiamavano ladri altre persone ed ora, ora si scopriva che di soldi ne avevan rubati anche loro e forse molti di più. Alberghi a 7 stelle, oro e diamanti, soldi presi alla società ed alla povera gente pensò, e se solo una parte finisse per sfamare lui ed i suoi amici di strada, per dare una possibilità a lui, una possibilità nel Nuovo Mondo. Arrabbiato ed in ginocchio Akram chiese al suo Dio se era così peccato aver voglia di vendetta e giustizia. Dopo tanto tempo nel Nuovo Mondo nulla era cambiato, le immagini in televisione che aveva visto anche nel suo paese erano le stesse ma non coincidevano con la fame, con la strada e la gente avara nei suoi confronti. Ma passeggiando sotto la pioggia un giorno qualcosa cambiò. Akram passò davanti ad uno dei signori del Nuovo Mondo che aveva visto ingozzarsi tempo prima e che gli aveva rifiutato una moneta, portato via in manette, si copriva il volto ora. Quello stesso volto che aveva sparso in qualsiasi manifesto del paese, si copriva con le sue mani piccole, paffute e sudate, le mani che aveva messo ovunque, ignorando che un giorno sarebbe finita, quel giorno, per lui almeno, era finita. Akram si sentì bene, sentì che anche se non aveva partecipato direttamente a quell’ arresto , aveva in qualche modo vinto una battaglia. Capì allora che era inutile aspettare che il Nuovo Mondo arrivasse da lui ad offrire i suoi doni. Decise che quello era il momento in cui avrebbe combattuto per costruire il suo di Mondo, il nuovo Mondo che aveva sempre sognato. Angelo Calianno
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Vi giro come sempre in anteprima il primo articolo uscito e pubblicato sull' Iran, il primo si spera, di una lunga serie di reportage, questo riguarda le feste clandestine di Tehran:
http://vociglobali.it/2012/12/26/liberta-clandestina-le-feste-proibite-delliran/ l' articolo è stato realizzato con le foto del bravissimo fotogravo Luca Vasconi, di cui vi invito a visitare il sito internet: http://lucavasconi.carbonmade.com/ e per il resto continuate a seguirmi su www.senzacodice.com dove presto pubblicherò foto e reportage. Vorrei ricordare inoltre a tutti di tenere d'occhio le ultime news sulla Siria, ne stanno parlando pochissimo ma ogni giorno ci sono centinaia di morti anche con armi chimiche senza che l' occidente stia muovendo un dito.. Presto su questo sito le foto e reportage più dettagliati a proposito della mia spedizione Iraniana Vi auguro uno splendido inizio di anno ed un abbraccio fortissimo. Angelo Calianno ON THE ROAD
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